Il Consiglio di Stato, sez. V, con la sentenza n. 1677 del 20 febbraio 2024, ha affrontato una delicata questione in materia di appalti pubblici, focalizzandosi sulla compatibilità della normativa nazionale con il diritto europeo. La decisione, ricca di riferimenti giurisprudenziali, merita un’approfondita analisi per comprendere le implicazioni di questo orientamento.
Contesto e domanda di rinvio
La controversia verte sull’esclusione di un offerente dalla procedura di gara pubblica senza una valutazione sulla sostenibilità economica complessiva dell’offerta. In particolare, l’offerente, chiamato a giustificare gli oneri aziendali relativi alla salute e sicurezza sul lavoro, ne ha precisato l’ammontare, ma tale rettifica non ha coinvolto il prezzo offerto né intaccato l’equilibrio economico finanziario dell’offerta. L’appellante, ritenendo che questa normativa nazionale sia in contrasto con il diritto eurounitario, ha avanzato una richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia U.E. La domanda cruciale è se l’esclusione dall’offerta, basata sulla mancata indicazione separata dei costi della sicurezza aziendale, sia compatibile con i principi di parità, non discriminazione e proporzionalità sanciti dalla direttiva 2014/24/UE.
Rifiuto del rinvio pregiudiziale
Il Collegio del Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di rinvio, sottolineando che tale rimedio non può essere utilizzato per sollecitare un cambiamento di un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il giudice, anche di ultima istanza, deve valutare la necessità di un rinvio, impegnando la Corte di giustizia solo su questioni rilevanti, necessarie e non manifestamente infondate. L’appellante, limitandosi a riproporre la questione di interpretazione senza criticare la statuizione di primo grado, non ha soddisfatto i requisiti per un rinvio pregiudiziale.
Giurisprudenza consolidata e decisioni precedenti
Il Collegio ha evidenziato l’indirizzo giurisprudenziale consolidato secondo cui il rinvio pregiudiziale non è automatico e deve soddisfare determinati criteri. Inoltre, ha sottolineato che su questioni analoghe esistono già decisioni della Corte di giustizia. In particolare, la Corte, in una decisione del 2 maggio 2019 (C-309/18), ha ritenuto compatibile con le direttive europee l’esclusione di un’impresa dalla procedura di aggiudicazione per la mancata indicazione separata dei costi della manodopera e degli oneri aziendali.
Applicazione della teoria dell’atto chiaro
Il Collegio ha sottolineato che, in un contesto simile, la mancata indicazione corretta dei costi della sicurezza aziendale comporta l’esclusione dell’offerente senza possibilità di ricorrere al soccorso istruttorio. Tale interpretazione è stata ritenuta in linea con la teoria dell’atto chiaro, un’eccezione all’obbligo di rinvio pregiudiziale quando la normativa nazionale è chiara e razionale. La decisione del Consiglio di Stato fornisce chiarezza su questioni cruciali relative agli appalti pubblici e alla loro conformità al diritto europeo. La giurisprudenza consolidata e le decisioni precedenti indicano un orientamento favorevole alla normativa nazionale, pur ponendo l’accento sulla chiarezza e coerenza delle disposizioni. Tale approccio è fondamentale per garantire una corretta applicazione del diritto dell’Unione Europea in tutti gli Stati membri.