Consiglio di Stato, sentenza n. 2050/2025: principio di equivalenza e requisiti negli appalti misti

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 2050 del 12 marzo 2025, ha ribadito un principio chiave in materia di appalti pubblici: il principio di equivalenza. Di conseguenza, secondo i giudici, l’interpretazione della lex specialis non può in alcun modo imporre obblighi più restrittivi di quelli previsti dal diritto comunitario. Inoltre, questa pronuncia conferma un orientamento consolidato volto a garantire maggiore flessibilità nel settore degli appalti pubblici.

Il principio di equivalenza nelle gare pubbliche

La sentenza ha chiarito che, negli appalti misti, il principio di equivalenza deve essere sempre garantito. In altre parole, ciò significa che la mandataria di un raggruppamento temporaneo di tipo verticale non è obbligata ad assumere sia i servizi che i lavori. Di conseguenza, l’interpretazione della normativa deve necessariamente favorire la massima apertura del mercato e, al tempo stesso, non introdurre limitazioni non giustificate. Inoltre, questa prospettiva consente di evitare restrizioni che potrebbero penalizzare la concorrenza.

Il ruolo della Corte di Giustizia UE

Inoltre, il Consiglio di Stato ha richiamato precedenti della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in particolare la sentenza Caruter (C-642/20) e la sentenza Pizzo (C-27/15). Questi pronunciamenti hanno stabilito che:

  • Un operatore economico può avvalersi delle capacità di soggetti terzi per soddisfare i requisiti dell’appalto.
  • Non vi sono divieti di principio all’uso di tali capacità, purché sia garantito che l’offerente disporrà effettivamente delle risorse necessarie.
  • L’amministrazione aggiudicatrice può richiedere requisiti specifici solo se proporzionati e giustificati dall’oggetto dell’appalto.

L’interpretazione della lex specialis

Il Consiglio di Stato ha confermato che il disciplinare di gara consentiva una ripartizione flessibile dei compiti tra i membri del raggruppamento. Non vi era alcun obbligo di assunzione congiunta delle prestazioni principali e accessorie. Qualsiasi diversa interpretazione avrebbe comportato una limitazione ingiustificata alla concorrenza.

Conclusioni: una sentenza di grande impatto

La decisione del Consiglio di Stato ribadisce l’importanza di una lettura ampia e pro-concorrenziale delle norme sugli appalti pubblici. Le stazioni appaltanti devono garantire che i criteri di partecipazione non introducano vincoli eccessivi rispetto ai principi sanciti dalla normativa comunitaria. Questa sentenza fornisce un’importante guida per operatori economici e amministrazioni, rafforzando il principio di equivalenza e l’apertura del mercato.